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prefazione 19

persuade gli scienziati che della luce e dei colori pure investigando e diffondendo le leggi, sentendone il vitale alimento per l’arte, tanto si tengono discosti dall'arte da non distinguere sui dipinti i metodi tecnici che combattono dalla cattedra, come la relazione fra la luce e i colori reali e l’effetto più analogo che scaturisce dall'applicazione dei principî scientifici nell'impiego delle sostanze coloranti, pare ancora trascurabile a tanti pittori le cui opere, mentre rivelano l’indefessa ricerca del vero, e per la tormentosa struttura tecnica, il convincimento di non poter pervenire a certi risultati se non per uno speciale meccanismo del colore, rimangono in aperta contraddizione colla volontaria rinunzia di quei mezzi che la scienza dimostra potersi con sicuro profitto adottare dagli artisti per raggiungere obbiettività luminose, negate per evidenti ragioni fisiche, ad altri adattamenti delle stesse materie coloranti d'uso nella pittura.

Ma non sta meno per ciò l’ingente vantaggio derivato all'arte del dipingere, dopo la scoperta di Newton della decomposizione della luce, dalle esperienze ed osservazioni di Chevreul, Maxvell, Mile, Helmholtz, Bruke e Rood, i propagatori del risveglio odierno già invocato da noi dal pittore Giuseppe Bossi e dall’accademico Calvi, i primi, che nel più infelice periodo della pittura moderna auspicarono il prossimo rinnovellarsi della tecnica. pittorica ritemprata alla pura sorgente della verità scientifica.

L'ultima evoluzione del gusto venne mirabilmente a sospingere tutti pittori dal ristretto cerchio degli effetti luminosi dei luoghi racchiusi alle più varie e delicate armonie dell'aperto; raffinando la percezione visiva, fortificando l'esercizio della sintesi, iniziando ad una comprensione più larga dell’arte, che inciterà ad una venerazione ancora più grande per i vecchi maestri, preparando infine un terreno fecondo pei semi della scienza nuova.