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il criterio tecnico 241

comprensione delle cause che richiedono di mantenere costanti certe proprietà del materiale d'impiego e saperne ricavare effetti corrispondenti a quelli già da altri ottenuti pure modificandone le condizioni esteriori.

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In generale il processo in tutti i vari generi di pittura tende a trascinare il pittore fuori dal prefisso scopo, per l'insita opposizione di tutta la materia ribelle al dominio della volontà, ma più specialmente per il prevalere dell'istinto artistico che nella distrazione del pensiero per i provvedimenti alla durabilità dell'opera trova un inciampo al raggiungimento dell'obbiettivo proprio pittorico. E di consueto secondo che l'impeto dell'estro inventivo o l'entusiasmo pel modello che studia agitano l'artista, il pennello corre rapido da un colore all'altro della tavolozza, mescola e stende tinte sulla tela in colpi frettolosi, qui sfiorando appena l'imprimitura od insistendo su di un modellato riottoso alla mano, altrove lasciando spazi che la foga del lavoro vede adatti anche vuoti di colore, finchè l'immagine dipinta accostandosi all'effetto desiderato dell'artista egli depone tavolozza e pennello e medita.

Mai accade che in questa prima ed irruente opera d'istinto più che di riflessione, si acquieti lo spirito dell'artista vero, l'improvvisazione non potendo dare pascolo che alle menti superficiali, nè potendosi ricavare, per la natura stessa delle materie coloranti, tutto l'effetto che i colori possono dare senza sottoporli ad una elaborata sovrapposizione di strati, raramente effettuabile alla prima.

Da questo momento incomincia a funzionare il criterio tecnico del pittore, poichè evidentemente oltre il riconoscimento della incompleta immagine che gli si para all'occhio