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prefazione 15

in un colore opposto, rendendo ora troppo intensa, ora troppo pallida la tinta, che titubante, stanco, avvilito, arrischia sulla tela principio o seguito di un colorito falso, che trascinerà inevitabilmente ad altri colori contermini ancora più lontani dal vero e destinati a imminenti alterazioni, che le dimenticate cautele per la durabilità del lavoro condurranno a pietosa rovina.

Ma questo periodo che tutti i militanti dell’arte hanno attraversato sotto la gragnuola dei premi scolastici è seguito invariabilmente da una frenesia di meccanismo tecnico ancora più fatale per l’avvenire del dipinto, nulla essendovi di più nocevole alla solidità della superficie dipinta delle sovrapposizioni di strati di colori chiari a masse oscure e verniciature precipitose per togliere prosciughi di colore ancora bagnato e miscele eterogenee di pastello, tempera e colore ad olio, tutto infine che può abbreviare ad una fantasia irrompente il cammino per vedere realizzata coi colori la propria idea.

Vi è questo momento di ribellione enfatica contro gli stenti del periodo iniziale insieme ad un’attrazione spasmodica per tutte le raffinatezze dei prodotti colorati del commercio, che confina coll’odio. Il giovine artista sembra afferrato dal demonio della contraddizione. Vuol colpire colle colorazioni più sporche e violente, sdegnosamente accatastando colori da decorazione e lacche di prezzo o suda a rendere minuzie da certosino su preparazioni grossolane e bagnate che in pochi giorni assorbono e neutralizzano l’opera di mesi, costringendolo a rifare il lavoro o recedere dall'impresa.

La rapida alterazione dei toni di questi dipinti, le screpolature che si contano dapprincipio e finiscono in una rete minuta che offende l'occhio a distanza, i disgustosi raggrinzamenti dei colori insaccati in pellicole oleose, le colature