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prefazione 12

cinio che temperava l’energia fisica e morale a conquistare la potenza di governare il materiale tecnico, assoggettandolo al dominio dello spirito, plasmandolo, asservendolo al proprio organismo, così da uscirne poi trasformato, vinto, anzi emanazione spontanea dello stesso spirito.

Più si arretra nei periodi storici dell’arte e più il sentimento di provvedere alla durabilità delle opere appare congenito colla facoltà di crearle, e meraviglioso, perchè mancava il fondamento di una lunga esperienza.

Se fosse possibile porre a confronto l’innumerevole quantità di opere mediocri o cattive scomparse per cause inerenti alla loro costituzione materiale, con quelle dei maestri conservatesi in buono stato sino al presente, si dovrebbe rilevare un rapporto costante fra i mezzi adoperati a rendere sensibile l’idea dell’artefice e il valore dell’idea stessa.

In altri termini si vuole asserire che il possesso delle pratiche necessarie al buon impiego dei materiali pittorici è proporzionato alla potenza di creare vere opere d’arte.

Questa opinione, alla quale si può addivenire per altre vie che non sia l’ineffettuabile raffronto supposto, cessa di essere attendibile se per il possesso dei materiali della pittura si intendesse il perfetto dominio di essi.

Il genio di Leonardo vola con ben altra ala che la misurata penna di Piero della Francesca, senza superarlo però nella solidità del processo tecnico, ciò che parrebbe contraddire all’asserto fatto; ma la verità ritorna evidente considerando l’un l’altro colle rispettive tecniche nella schiera dei discepoli ed imitatori.

Così, più tardi, i danni arrecati alla chiarezza dei dipinti dalle imprimiture dei caracceschi, e dalla deliquescenza dell’asfalto dei tenebristi non giungono sino a distruggere lo smagliante delle parti luminose dei quadri di Annibale o del Tintoretto, come agli inizî del secolo XIX l’uso ec-