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194 gli elementi tecnici della pittura

consueta precisione descrive minuziosamente, è notevole questo passo: « E nota che se la detta pria lapis lazzuli non fusse così perfetta, o che avessi triata la detta pria che l'azzurro non rispondesse violante, insegno a dargli un poco di colore. Togli un poco di grana pesta e un poco di verzino: cuocili insieme, ma fa che il verzino o tu 'l grattugia, o tu il radi con vetro; e poi insieme li cuoci con liscivia e un poco di allume di rocca; e quando bogliono che vedi è perfetto color vermiglio, innanzi ch'abbi tratto l'azzurro della scodella (ma bene asciutto della lisciva) mettivi su un poco di questa grana e verzino; e col dito rimescola bene insieme ogni cosa; e tanto lascia stare che sia asciutto senza o sole o fuoco, e senz'aria. Quando il trovi asciutto mettilo in cuoro o borsa e lascialo godere che è buono e perfetto ». Ma questa pratica che, presa sul serio, offuscherebbe la gloria del lapislazzuli, non trova conferma in nessun autore.

L'oltremare vero sottoposto ad elevatissime temperature conserva il suo colore e non è attaccabile dagli acidi se prima non è stato calcinato. Bouvier dice che se gli si dovesse rimproverare qualche cosa sarebbe di guadagnare sempre di intensità man mano che invecchia. Nelle velature supera il cobalto e l'oltremare artificiale.

Per riconoscerne la purezza, disciolto nell'acido nitrico, non deve lasciare nessun residuo. Dei residui azzurro-scuro o rossastri o giallastri indicherebbero miscuglio di blu di Prussia, di cobalto, o di azzurri estratti dal rame o da vegetali.

Anche messo in cucchiaio di ferro arroventato e lasciato raffreddare, l'oltremare naturale deve conservare integro il suo bel colore, altrimenti è sofisticato.

Ossido Violetto di ferro, violetto di cobalto, fosfato di manganese. — I colori violetti sono pochissimi. Il Cen nini nota un pavonazzo ottenuto dal macinare l'ametista,