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prefazione 9

antichi pittori e come nascondersi a susurrarsi negli orecchi i loro misteri, se niente di tutto ciò è mai trapelato ad alcun profano, sicchè un’annotazione, una memoria, una lettera ad un amico, ad un protettore, ad un conoscente, accenni a quell’angoscia che deve essere per l’artista il non potere dar vita alla propria idea e la gioia ineffabile di ’avere conquistata qualche nozione essenziale per la sua arte.

L’aere tetro che circonfuse la calunniata memoria di Andrea del Castagno non fu che una invenzione dei romantici delle tecniche della pittura, forse non sembrando naturale che fra tanti misteri e segreti mancasse un pugnale ed un cadavere. Ma la divulgazione della scoperta di Giovanni Van-Eych come non fece trarre altr’arma dal fodero che degli spilli dialettici, così lasciò sonnecchiare la cabala fra le siringhe ed i fornelli dei negromanti, che non somministrarono mai colori nè oli e vernici ai pittori.

Senza affermare che tutti i maestri antichi conobbero questi segreti e che gli insegnamenti tecnici non ebbero a soffrire della gelosa natura di qualche caposcuola, pure qualunque interpretazione si dia al passo dell’Armenini che descrive con foschi colori le grandi difficoltà pei giovani del suo tempo di impadronirsi di tutte le pratiche inerenti al dipingere, quasi ritraendo le perplessità e lo scoramento dei giovani d’oggi, come quelli arrestati nel cammino verso le regioni ultime dell’arte dall’ostacolo delle tecniche, non pertanto nulla emerge dagli insegnamenti dei suoi Veri precetti della pittura, che non sia la sola persuasione di doversi conoscere il modo generale di funzionare del materiale della pittura.

Di dove ricavarono dunque i maestri dell’arte quelle cognizioni, per cui l’opere loro rimangono esempio e guida alle ricerche moderne, nella generalità dei metodi e nelle applicazioni a tanti singoli casi?