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le sostanze coloranti 167

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La teorica dei tre colori fondamentali cioè il supposto che tutti i colori possibili derivino da tre soli colori, per ciò detti fondamentali, avrebbe sino dal suo apparire, diminuite le alterazioni inseparabili dall'impiego di un gran numero di sostanze coloranti, nè dal lato teorico agli artisti avrebbe importato molto il rosso, giallo ed azzurro di Brewster piuttosto che il rosso, il verde ed il violetto di Young, se praticamente dall'una o dall'altra di queste terne di colori fosse possibile produrre sulla tavolozza tutte le combinazioni che per queste terne, in forma di sensazioni bene inteso, si suppone accadere nel nostro occhio.

La terna rosso, verde e violetto che nella ipotesi oggi dominante di Young per ispiegare il fenomeno della visione ha il sopravvento, però adoperata in pratica coi colori materiali adattabili alla tavolozza del pittore, pure coll'aggiunta del bianco e del nero, non potrebbe in nessuna maniera formare il giallo; e la maggior parte dei miscugli di tali colori non darebbe che un numero interminabile di grigi freddi di ristretta applicazione.

Il rosso, il giallo e l'azzurro, col sussidio del bianco e del nero, sarebbero al contrario bastevoli per un cospicuo numero di combinazioni di tinte se non vi fosse l'ostacolo della materiale natura dei rossi, gialli ed azzurri disponibili che ne rende impraticabile l'impiego secondo le modalità proprie dei vari processi di pittura.

Lasciando in disparte la teoria alla quale uno strappo si farebbe in ogni modo coll'aggiunta del bianco e del nero e premesso il fatto che le materie coloranti si comportano in modo tanto differente dalle luci del vero, specialmente quando si usano in forma d'impasti e velature, cosicchè nessuna fusione sulla tavolozza di rossi, aranciati, gialli,