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le sostanze coloranti 165

quantità grande di derivazioni dal blu di Prussia, mescolate ai gialli di piombo bellissime a vedersi, ma infide quanto mai, come lo indica la qualità dei componenti.

Le sostanze vegetali dalle quali si ricavano i colori noti sotto il nome di lacche, sono ancora più soggette a profonde ed irrimediabili alterazioni, perchè l'azione decolorante della luce giunge sino a cancellarne la traccia dai dipinti. Solo la lacca di Robbia o garance fa eccezione, mostrandosi resistentissima quando sia mescolata a vernice, ma non così si può dire dei colori estratti dal legno di Fernambuco o del Brasile, dal sandalo rosso, dal fiore di Cartamo o zafferano, dal verzino, dalla grana d'Avignone, dal guado, dall'indaco, dall'oricello, dal tornasole ed altri molti più o meno scomparsi dall'uso pittorico in causa della loro incerta stabilità nelle applicazioni ai dipinti, sia per effetto della luce che delle emanazioni gazose, e dei miscugli colle sostanze minerali.

Si esamini ora se sia possibile mantenere attorno ad un dipinto quelle condizioni di calorico, di purezza atmosferica, di difesa dalla luce che sarebbero il mezzo indicato per conservare le sostanze coloranti poste sul dipinto nello stato in cui uscirono dal lavoro pittorico.

Colle vernici l'esperienza ha dimostrato che in qualche parte si rimedia o se non altro si prolunga un certo isolamento favorevole alla conservazione del dipinto, perchè essendo impermeabili si arresta l'evaporazione dell'acqua nei composti idrati, intanto che si proteggono anche dalla azione chimica dell'atmosfera, ed essendo un mezzo di propagazione meno veloce della luce, questa anzichè penetrare nella vernice ne è riflessa potentemente. Ma la vernice non può certamente impedire il ritorno o la tendenza al ritorno dello stato molecolare dei colori che fu procurato dalle temperature elevate. Sul blu di cobalto, ad esempio, che