Pagina:La tecnica della pittura.pdf/147

138 gli elementi tecnici della pittura

dubbio d'un materiale differente da quello ora in uso, può prestarsi la nomenclatura degli antichi colori, complicata non di raro, nei codici e nelle stampe, da infedeltà di copisti o di traduttori affrettati.

Già nell'origine dei processi della pittura si è detto delle conclusioni alle quali pervenne il Mérimée, studiando diversi colori di pitture egiziane, che si rivelarono consimili pel materiale alle nostre, riscontrandovisi delle ocrie gialle e rosse, dello smalto azzurro, del verderame, del gesso e dei neri più comuni.

Due celebri chimici M. Chaptal e sir Humphry Davy sulle cui analisi si imperniarono tutte le ricerche posteriori riguardanti le pitture antiche di Roma e Pompei, dimostrarono in modo decisivo che sono ancora le sostanze coloranti minerali, vegetali ed animali più note che nelle Terme di Tito, come nelle case da Vetii, nelle rovine del monumento di Caio Cestio quanto nelle «Nozze Aldobrandine», costituiscono il nucleo principale dei colori antichi. È prezzo dell'opera riassumere queste due illuminate disamine, perchè insieme al saggio pratico già noto di Raffaello Mengs possono dare un'idea sufficiente delle difficoltà intrinseche d'un giudizio attendibile sui materiali tecnici della pittura, influenzati già dalle azioni del tempo e dal lavoro dell'artista.

I colori esaminati da M. Chaptal1 furono sette, trovati a Pompei nella bottega di un mercante di colori e indicati con numero progressivo per la sua relazione.

Il primo consisteva in un'argilla verdastra e saponacea allo stato naturale, simile alla terra di Verona.

Il secondo era un'ocria di un bel giallo che sottoposto alla calcinazione passava facilmente al rosso, per cui os-

  1. Annales de physique et de chimie. Tmo LXX, pag. 22, Paris, 1809.