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l'acquerello ed il pastello 135

sariamente devono mostrarsi e permanere in vario grado di visibilità, con evidente guasto del dipinto. E specialmente per il pittore che scompone i colori anzichè fonderli, o comunque adopera tinte giustapposte, studiate nel loro tono secondo la esatta richiesta dei complementari, l'intrusione di un fissativo che altera in modo causale ogni rapporto, non può essere che in opposizione col più elementare senso d'arte e di criterio tecnico.

Quando alla durabilità materiale dell'opera si dia maggior importanza che al conservarla nell'aspetto d'arte impressovi dall'artista, meglio vale adoperare processi tecnici più solidi e sui quali non sia d'uopo operare contro il proprio sentimento artistico e contro il puro buon senso.

Dalle ragioni esposte si ricava convenire meglio al pastello la adesione naturale prodotta dall'attrito del colore sul piano adottato, e una prudente vigilanza perchè non si sovraccarichi troppo la carta o la tela di colore, essendo evidente che tutto il colore che sporge dal piano di aderenza non può sostenersi e deve cadere al menomo urto cagionato al dipinto.

Le alterazioni particolari ai colori ricadono sotto quelle leggi generali dell'azione della luce e delle influenze atmosferiche, sulle quali non è più d'uopo insistere per persuadere quanto importi il loro modo di scielta e preparazione, e tanto più nei pastelli che la pretesa di averli quanto mai abbaglianti stimola i fabbricatori a sofisticarne la qualità. E considerata infine la delicata aderenza di questi colori al loro piano di sostegno parrebbe superfluo avvertire della necessità di riparare questi dipinti da ogni urto violento, se non accadesse sempre di vedere adoperato il martello sia nel rinserrarli nelle cornici che negli imballaggi per spedirli e nelle operazioni per la loro sospensione alle pareti. Nè quivi si possono dire ancora sicuri, restandovi perma-