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130 gli elementi tecnici della pittura

trasparente non lascia più vedere la natura del bianco che gli dà trasparenza sarebbe perfettamente inutile, non essendo il fondo che dà il nome a questo processo, ma la consistenza acquosa delle tinte da cui viene la trasparenza dominante, compresa quella dei lumi.

Niente di più ozioso, in riguardo al merito di un'opera d'arte, della discussione sulla qualità dei mezzi materiali adoperati dal pittore, ma circa le definizioni tecniche e le modalità tecniche che derivano da un determinato processo di dipingere è altro argomento; nè vi è ragione alcuna per fare confusione fra la tempera e l'acquerello, quando universalmente è stabilito che l'acquerello designa l'impiego dei colori per trasparenza sul fondo bianco, ciò che non è condizione prestabilita della tempera.

Bene a ragione il Vibert osserva come i processi di dipingere non siano definiti razionalmente che per l'effetto prodotto in essi dalla quantità dei glutini che diversificano i colori dallo stato secco e polveroso sino alla maggiore, alla completa loro immersione nel conglutinante. Per cui propriamente il pastello è tale se presenta il colore polveroso sostenuto per sola aderenza meccanica, l'acquerello è tale finchè i lumi vi appariscano dovuti al bianco uniforme di fondo dei colori, che influenza anche le mezze tinte e gli scuri, e così la tempera si distingue per l'opacità media dominante nei suoi colori, che non arrivano mai in complesso nè alla vivacità delle tinte chiare del pastello, nè alla trasparenza ed intensità della pittura ad olio, che rappresenta il più intenso aspetto dei colori, solo perchè il glutine oleoso giunge sino ad involgere ogni molecola della sostanza colorante.

L'acquerello dunque se è un processo di dipingere nel quale si utilizza la trasparenza dei colori, ricavandosi i lumi ed ogni senso di luce dalla quantità di bianco della carta