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Aveala il Bacci studiata, e con quegli ajuti scarsissimi che prestavagli l’arte a suoi tempi avea pronunziata una sua sentenza, che sunt autem qualitate non adeo acri neque calida, ut Stygianae, pro admixtione cum sulphure minerae alicujus temperatae ac maxime ferri1. Rimase tuttavia quasi dimentica fino al pontificato di Clemente XII, ossia fino ad un cento vent’anni addietro; il quale abbandono originavasi dalla mancanza d’abitatori in Vicarello, e forse più dalla salvatichezza del basso fondo dov’esce, e dalla infezione dell’aria, che era pessima per le putrefazioni animali e vegetali copiosissime in quel luogo, in proporzione delle acque, che per difetto di scoli opportuni quivi impaludavano. Questa squallidezza non era certamente della natura del sito, ma rimontava a que’tempi, ne’ quali il maggior nostro littorale era quasi universalmente deserto, a cagione delle frequenti e barbare devastazioni dei Saraceni padroni quasi assoluti del vicin mare. Non potevasi quindi presumere che il Cluverio e gli altri illustratori dell’antica geografia facessero menzione di Vicarello. Si ricordarono le acque di Cere, quantunque più vicine alla via Aurelia che alla Claudia, si ricordarono quelle delle Allumiere, del Sasso, di Stigliano, perchè col riacquistare abitatori, riacquistavano una certa rinomanza. Le vere terme Apollinari erano nella dimenticanza, a fronte che il Bacci ne avesse parlato, perchè il luogo di Vicarello ove sorgono le acque, era impraticabile, e perciò disabitato.

Buoni saggi n’erano però stati presi fin dal cominciare del passato secolo; talchè gli amministratori del Collegio Germanico Ungarico vi eressero un edifizio d’un piano sopra il pianterreno per uso de’ bagnanti. L’opera era forse bastevole alle esigenze del tempo in cui si faceva, ma nella età in cui siamo, dopo che la medicina ha voluto donare alle acque minerali e termali d’ogni sorte la virtù di sanare ogni morbo, quel tugurio era troppo meschino provvedimento al molto numero e alla qualità delle persone, che avrebber voluto senza grave incomodo approfittarne. Perciò gli attuali amministratori si recarono a debito di accorrere in ajuto della inferma umanità, e deliberarono di creare dalle fondamenta presso la sorgente un sistema conveniente di bagni e un edifizio non incomodo per i bagnanti.

Il sistema che voleasi introdurre esigeva la totale demolizione del bagno antico, il quale anche dopo attraversati un quasi trenta secoli, erasi costantemente serbato nella forma stessa, che gli Etruschi del luogo aveano saputo dargli, fin da quando aveano scoperto la virtù di quelle acque. Consisteva esso in una vasca o bacino eretto dall’arte sulla roccia vulcanica del picciol cratere nel luogo ove l’acqua rampollava colla vena principale e colle minori

  1. Bacci De Thermis L. IV. p. 243. an. 1571.