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riabili, perchè essenzialmente d’ordine fisico, e che nondimeno possono presentarsi così mobili e diversi nel loro insieme, da eludere ogni sforzo che tenda a scoprirvi per entro quella costanza e regolarità statistica, che pur si manifesta nei fenomeni dipendenti dalla libertà. Basta solo che voi spingiate più oltre quello che pur dianzi vi accennava di qualche fenomeno meteorico; o che in generale vi figuriate de’ fenomeni dominati da un complesso di cause progressive, così varie e intrecciate fra loro, che la media, presa di periodo in periodo, non presenti alcuna fissità, e perda perciò ogni valor fisico, o tipico, risolvendosi in un semplice adequato aritmetico; e nel tempo stesso ne rimanga mascherata anche la legge propria del movimento.

Laonde, statisticamente, voi potete avere, secondo le circostanze, la più perfetta regolarità, congiunta col caso fortuito, nel senso che si è indicato; o, viceversa, essere nell’impossibilità pratica di scoprire una regolarità qualsiasi in elementi che pur soggiacciono indubbiamente a leggi fisse, ineluttabili. Ed è questa una osservazione, che altri avea già fatto al Poisson, appuntando il suo celebre teorema dei grandi numeri.

Ed ora ho finito. — Che se io sono giunto a persuadervi con questo mio discorso, già troppo a lungo prodotto, ciò che sia veramente la Statistica, e quale il suo ufficio e il suo valore di scienza e di pratica in tutto il campo delle discipline e delle applicazioni sociali, ed anzi come metodo, di universale applicazione per certo ordine d’indagini scientifiche, vorrete, spero, convenire pur meco, in ultima conclusione, che è giusto e necessario che essa ottenga un posto condegno, non solo nell’insegnamento speciale tecnico, come saggiamente si è già fatto, ma altresì, e in generale, nell’insegnamento superiore.

Eliminarla da esso, come noi facciamo, pressochè del tutto, o non riguardarla che come una meschina appendice della geografia laddove, per esempio, la Germania