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che, ad ammetterlo tale, costasse alcun poco al sentimento nostro) dobbiamo ritenere l’incontro de’ fatti, per cui quello stesso pianeta, vicino alla sua maggiore elongazione occidentale, e nel massimo di suo splendore, tornasse visibile in pien meriggio sull’orizzonte di Roma il giorno 27 novembre dello scorso anno, quasi ad auspicarvi il primo Parlamento della nazione tutta riunita.

Alla lor volta, le leggi del caso (come le si vollero dire) sono una semplice applicazione dell’analisi combinatoria; ovvero (notate bene) esse rispondono a quel tanto di termini costanti che si presumono, ovvero di volta in volta si effettuano, nella combinazione che si considera.

Gittate in un’urna un certo numero di palle bianche e di palle nere, mescolate per bene, poi estraete una palla, e, registratone il colore, rimettetela nell’urna, continuando via via ad estrarre; e vi troverete innanzi una serie, formata da una certa proporzione di palle bianche e di palle nere: proporzione, la quale si accosta di più in più, e secondo una legge generale ben nota, a quella che esiste entro l’urna.

È questo appunto il celebre teorema che porta il nome di Giacomo Bernouilli, e che è il fondamento di tutta la teorica delle così dette probabilità a posteriori, e delle applicazioni di ogni specie che ne dipendono. E nulla in tutto ciò, nulla, dico, che debba farci maravigliare. Si riesce a scoprire nè più nè meno di quello che si era messo da noi medesimi dentro l’urna: cioè la proporzione delle palle, il solo termine costante introdotto; tutto il resto essendosi fatto variabile e compensabile indefinitamente. La legge generale di approssimazione essa pure non fa che rispondere alle possibili combinazioni e probabilità di estrazione delle singole palle.

E similmente in riguardo alla Statistica. — Nella grande urna dei fatti umani vi è sempre e inevitabilmente alcunchè di costante, o di lentamente variabile a breve periodo.