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matematici della Statistica un altro momento di stupore e di dubbio, che fa un curioso riscontro a quello di cui stiamo parlando. Ed è al primo enunciarsi che anche il caso fortuito, cotesta apparente negazione di ogni regola e di ogni causalità, mostrasse avere le sue proprie leggi, quelle di recente scoperte del calcolo delle Probabilità. Nulla di più sorprendente allora, ed anche dappoi, nel mondo scientifico, cioè fra’ matematici, filosofi e teologi, di cosiffatta idea; e Giacomo Bernouilli chiedeva, quasi a propria giustificazione, se l’esistenza di tali leggi non fosse per avventura una condizione necessaria, perchè possa esercitarsi anche in quest’ordine di fatti la prescienza divina.
Ora, il motto dall’enigma è facile a ritrovarsi. Nè il concetto del caso fortuito ha nulla in sè stesso che ripugni a causalità; nè le sue leggi sono tal fatto che si debba averne alcuna meraviglia.
Il caso fortuito di cui trattano i geometri, non è nè il caso fortuito del volgo, o quello dell’antica filosofia, nè tampoco l’equivalente della nostra ignoranza, come lo qualificava Laplace; esso esprime soltanto una coincidenza di fatti, le cui cause, o serie causali, possono tra loro considerarsi come indipendenti. Si dice casuale, o fortuita, l’estrazione di una palla da un’urna, non già perchè il fatto si ravvisi come sottratto ad ogni condizione, o legge di causa in generale, ma perchè si ritengono come fra loro indipendenti le cause che determinano, per una parte, la posizione di quella tal palla entro l’urna, e per l’altra, l’atto della mano che muove ad estrarla. E casuale parimenti, e al contrario di quella che sarebbe stata l’opinione astrologica ad altri tempi, si giudica essere stata, per esempio, la coincidenza tra il fenomeno astronomico del passaggio di Venere sul disco del sole nel 1769, e la nascita in quello stesso anno di una stupenda pleiade di grandi uomini, Napoleone e Wellington, Cuvier ed Alessandro Humboldt; e fortuito per la stessa ragione (se an-