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scompare non appena si supponga mutato comechessia il modo di essere di quel tal gruppo, o sistema, oppure si operi sopra gruppi, i quali non sieno abbastanza grandi, avuto riguardo alla natura dei diversi elementi che li compongono, e al numero e qualità delle variazioni individuali che possono verificarvisi.
Provatevi soltanto a calcolare sopra una popolazione alquanto scarsa, ovvero per un tempo alquanto breve; oppure, invece di guardare, per esempio, la criminalità in tutto il suo insieme, guardatela distintamente nelle varie sue specie, per singoli reati, considerando que’ reati che sono meno frequenti; e voi avrete finito di parlare di risultati uniformi e costanti. Accostatevi di più in più all’individuo, scendete fino ad esso; e ogni criterio statistico vi verrà meno assolutamente.
Perchè la costanza del risultato generale avesse un valore anche pegli individui singolarmente, converrebbe dimostrare, per esempio, che a quel risultato concorra ciascun individuo senza eccezione, e giusta una proporzione, o con una legge, essa pure costante: cioè che ciascuno abbia, in modo fisso, una propria partecipazione nella criminalità. Sarebbe questo, dico, il punto da dimostrarsi; ma ciò affatto non è.
E del resto, nulla di più naturale che, supposta la costanza di certe cause, di qualunque ordine esse pur sieno, se ne abbiano costanti anche gli effetti; è questa anzi la condizione, il postulato fondamentale di ogni deduzione teoretica, come di ogni pratica applicazione. Mi permettete pure un esempio, e de’ più evidenti e curiosi, per quanto me ne pare? — Ebbene, fate un’ipotesi estrema riguardo ai matrimoni; supponete che vi si vada alla ventura, senza motivo assegnabile, interamente a capriccio. Gittate in un’urna i nomi di tutti i maritandi maschi, e in un’altra quelli di tutte le femmine, ed estraete a sorte le coppie. Voi avrete nei singoli casi tutte le possibili combinazioni di età; ma ritenete voi