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ga compiutamente abolita. Quei fatti, che noi giudichiamo liberi perchè guardati isolatamente, apparirebbero come necessari, determinati da cause d’invincibile efficacia, sottratte alla balìa dell’individuo, ove si guardino nel loro insieme. La libertà individuale non sarebbe che un accidente, una causa di variazioni puramente fortuite, soggette alle leggi generali del caso e di quelle che diconsi cause puramente contingenti.
Da ciò una nuova dottrina storica, crudamente formolata dal Buckle; da ciò, per qualche altro, una nuova teorica della responsabilità, divenuta questa, non più individuale e personale, ma esclusivamente sociale, cioè di nessuno: — la società che prepara il delitto, come alcuno ha detto, e l’individuo il quale non fa che eseguirlo in modo irresistibile, e per ciò stesso irresponsabile; insomma tutta una nuova filosofia, sia storica, sia morale; e voi ben comprendete ciò ch’essa importi, o Signori, senza che io abbia più partitamente ad insistervi.
Il problema, da quarant’anni che è stato primamente proposto, conta già un’ampia letteratura(6); ed io credo non essere fuor del vero asserendo (alcun poco anche per mia personale esperienza) che molti intelletti, al primo affacciarvisi, abbiano dovuto provarne una specie di sbalordimento, e, quasi direi, di vertigine.
Io spero che avrò l’occasione di trattarne, quando che sia, innanzi a voi, con tutta l’ampiezza che si addice alla sua importanza, e al travaglio con cui tanti vi si sono affaticati d’attorno, e che io credo aver seguito, non troppo da lunge, con bastante attenzione; ma intanto che pensarne, o Signori, almeno in via di concetto sommario? E qual’è la parte legittima della scienza nostra in siffatta questione, quale il valore che le spetta in ordine a quelle conclusioni sì gravi, delle quali, or ora vi accennava?
Ebbene, a parlarvi colla più intera indipendenza scientifica, e sciolto, quale mi sento, da ogni precon-