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zioni; così per tutte le altre, che meritino veramente cotesto nome di scienza. Nulla di arbitrario, nulla di capriccioso o di puramente convenzionale: il naturale, il necessario, la legge dappertutto.

Senonchè nel corso dell’indagine scientifica il concetto stesso di legge è venuto a prendere un’estensione, che è alquanto maggiore di quella che gli si attribuiva in origine. Può dirsi che, in certo modo, si riconoscano due diverse categorie di leggi: avuto, cioè, riguardo all’estensione ed al modo della loro efficienza.

Vi è tal legge assoluta, indeclinabile, la quale tiene per tutto un ordine di fatti e di fenomeni, in modo uniforme e costante, sia per l’insieme, sia pei singoli individui e i singoli casi individuali. Ed è questo (non v’ha dubbio) il tipo normale della legge, come ne è stato l’originario concetto. Tutte le leggi prime sono di questa fatta; e tale, per esempio, mostra esser quella della gravitazione.

Vi è invece tal’altra categoria di leggi, che valide per un certo insieme, per un certo complesso, sembrano venir meno nei singoli casi particolari. La massa obbedisce, segue un dato ordine, più o meno costante, nell’atto stesso che l’individuo direbbesi sottratto alla loro balìa. Sono leggi derivate, secondarie, e, per lo più, semplici regolarità od uniformità, della specie di quelle che diconsi leggi empiriche, vere non tanto in assoluto, quanto fra certi limiti, e sotto certe condizioni.

Per esempio, è una legge di questa specie che nelle nascite si verifichi una prevalenza del sesso maschile in in confronto del femminile, la quale accenna a certa regolarità e costanza, quando si consideri in grandi gruppi, ma che invece fallisce per pochi individui; ovvero l’altra che la mortalità relativa sia al massimo nei primi istanti della vita, e che i maschi vi soccombano in proporzione assai maggiore delle femmine. Passate se vi piace, un’altra classe di fatti, ad un campo come quello della