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indi Lagrange (1770-75), e Daniele Bernouilli (1778), apprestano la teorica dei valori medi e degli errori di osservazione: – momento, che a me sembra de’ più decisivi nella storia di que’ calcoli, se anche forse de’ meno avvertiti.
Ad un tempo si viene sempre più alle applicazioni nel campo delle scienze fisiche, e in ispecie dell’Astronomia; e così, grado grado, e per l’opera d’uomini di cui le scienze esatte non contano i maggiori, per l’opera principalmente di Lagrange ed Eulero, di Legendre, di Gauss in particolare, e di Laplace, tra il finire del passato secolo e i primi decennii del presente, si allestisce, e si perfeziona per un continuo cimento pratico, quell’insieme di metodi, da cui oggi risulta l’induzione matematica nei vari suoi stadi.
E voi certo mi scusate, o Signori, se a me è sembrato non del tutto inutile farvene almeno questo cenno; poichè non vi è argomento che più intimamente importi anche allo studio nostro, ma di cui è raro che sappiasi fare il dovuto apprezzamento(1).
Sono quei metodi che tengono senz’altro anche nella Statistica; e il connubio con essa può dirsi ormai irrevocabilmente sancito, per merito principalmente di quel venerando Nestore delle dottrine statistiche, che è l’illustre Adolfo Quetelet; sono i metodi dell’Aritmetica politica, intesa ed applicata a dovere, e con tutta la flessibilità e l’efficacia di uno stromento perfezionato; e son essi che devono fornire, in modo compiuto, quell’Analitica, cui di recente aspirava il Guerry, egli stesso però troppo diffidente di un ordine di calcoli, del quale mostrava non valutare a dovere l’ultimo e il più fecondo stadio di applicazione(2).
Sì, o Signori, l’induzione matematica, coi suoi processi, i suoi criteri direttivi, le sue forme di figurazione grafica, sì varie, sì luminose, sì estese oggimai nell’intero campo dell’indagine sperimentale, tutto ciò è divenuto