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Armando. Tu sarai meravigliato come io t’abbia pregato di venire ad una di queste feste da ballo, che sono sì contrarie alle tue abitudini.
Gustavo. È vero.
Armando. È molto tempo che tu non vedi Margherita?
Gustavo. Dal giorno che siamo partiti da Auteuil.
Armando. Per cui tu non sai ancor nulla?
Gustavo. Nulla.
Armando. Tu credi che Margherita mi amasse?
Gustavo. E lo credo ancora.
Armando. (rimettendogli la lettera) Leggi.
Gustavo. Ed è Margherita che ha scritto questo?
Armando. Sì.
Gustavo. Quando?
Armando. Un mese fa.
Gustavo. E tu cosa le hai risposto?
Armando. E cosa poteva io risponderle? il colpo era stato così subitaneo, che ho creduto di divenirne pazzo! Margherita ingannarmi! io che l’amava sì tanto! io che per lei avrei data mille volte la vita! oh, queste donne perdute non hanno cuore; io aveva bisogno di un’affezione pura, reale, perchè potessi ancor vivere dopo aver perduto Margherita. Io mi lasciai condurre da mio padre a Tours: speravo che la vista di mia sorella valesse a rendermi la tranquillità! Oh! io non dormiva più, mi sentiva soffocare, ad ogni poco ero obbligato ad uscire, ed allora correva come un demente per la campagna, chiamando ad alta voce Margherita: io l’avea troppo amata questa donna fatale, perchè in un istante potessi odiarla. Allora non ebbi pur la forza di sopportare quella vita d’angoscie; mi sembrava che ne sarai morto, se non avessi più dovuto