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soggetta, tu non m’avresti nè disprezzata, nè maledetta?

Armando. Ha perchè queste lagrime, Margherita?...

Margherita. Aveva bisogno di piangere un poco. Sarà una pazzia... ma ora tu lo vedi... sono tranquilla. Io vado a raggiungere Gustavo ed Erminia; qualunque cosa avvenga, ricordati che io sono là. (gli stende la mano, che esso bacia) Addio, Armando, addio. (esce).

SCENA SETTIMA


Armando, poi Nanetta, indi Commesso.


Armando. Buona Margherita!... la sola idea d’una separazione la spaventa! Nanetta, se viene un signore a chiedere di me, lo farete entrare subito in questa sala. Se bramasse vedere Margherita, gli direte che è ritornata a Parigi.

Nanetta. Va bene.

Armando. Datemi un lume ed apparecchiate la cena; il tempo mi sembra così lungo quando Margherita non è qui vicino a me!... Leggerò un poco. Che libro è questo? Manon Lescaut! Oh! la donna che ama veramente non farebbe mai quello che tu hai fatto, o Manon... Ma come mai questo libro si trova qui? (Nanetta, porta un lume ed esce) «Io ti giuro, mio bel cavaliere, che sei l’idolo del mio cuore; ma nella critica posizione in cui ci troviamo, la fedeltà diventa una virtù da pazzi. Ho vendute le mie gioie, la mia carrozza, i ricchi mobili della mia casa, ed ormai non ci resta più che l’amore, che non basterà a farci vivere un giorno di più. Lascia dunque che io m’occupi del nostro avvenire; è necessario che