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Duval. Sì, Margherita, lo credo.

Margherita. Ebbene, o signore, stendetemi la vostra mano, come la stendereste a vostra figlia, ed io vi giuro che prima di otto giorni Armando sarà tornato presso di voi, forse addolorato per qualche tempo, ma guarito per sempre!... e che non saprà mai nulla di quanto è ora passato fra noi.

Duval. Voi siete una nobile fanciulla, o Margherita, ma io temo...

Margherita. Non temete di nulla, o signore; egli m’odierà. (suona e viene Nanetta) Dite alla signora Duvernoy che io l’aspetto.

Nanetta. Sì, o signora, (esce)

Margherita. Ora vi chiederò una grazia.

Duval. Parlate.

Margherita. Fra poco forse una grande sventura sta per accadere ad Armando... per sorpassare questa terribile crisi, avrà bisogno d’un cuore che comprenda il suo dolore e lo consoli.

Duval. Io non mi allontanerò da Anteuil; in quel momento sarò qui vicino a lui e lo consolerò... Ma che farete voi?

Margherita. Se io ve lo dicessi, o signore, vostro dovere sarebbe quello d’impedirmelo.

Duval. Allora ditemi almeno che potrò io fare in contraccambio d’un tale sacrificio?

Margherita. Voi potrete, quando io sarò morta, e che Armando maledirà alla mia memoria, voi potrete dirgli che io l’amava, e che per la felicità della sua famiglia ho rinunciato a lui... Ora addio, signore.. addio. (Duval esce)