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chiamarti sua moglie?... qual fanciullo che non arrossirà chiamarti sua madre? sì, o signore, quanto ora mi dite, io l’ho più volte ripetuto a me stessa e con terrore; ma siccome era sola a dirmelo, mi forzava a non crederlo e rifuggiva da questa spaventevole idea. Voi me l’avete suggerito, deve dunque esser vero, poichè voi non sareste capace di mentire; vi obbedirò dunque... Voi mi avete parlato in nome di vostra figlia... di vostra figlia pura ed innocente... ebbene, o signore, voi direte un giorno a questa bella nobile fanciulla, perchè è a lei sola che io sacrifico la mia felicità: voi le direte che v’era una povera donna, che non aveva che un pensiero, una speranza in questo mondo, e che all’invocazione del suo nome, questa donna ha rinunciato a tutto, ha spezzato il suo cuore ed è morta... sì, perchè io ne morrò, o signore, ed allora forse Iddio mi perdonerà.
Duval. Povera donna!
Margherita. Ora ditemi che cosa debbo fare; io sono pronta.
Duval. Bisogna dire ad Armando che voi non lo amate più.
Margherita. (sorridendo) Egli non mi crederebbe.
Duval. Bisogna partire.
Margherita. Mi seguirebbe.
Duval. Allora...
Margherita. Ascoltatemi, o signore. Credete voi che ami Armando, che l’ami d’un amore disinteressato?
Duval. Sì, Margherita.
Margherita. Credete voi che di quest’amore io ne abbia fatto il sogno, la speranza, il perdono della mia vita?