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fatto alcun male può essere spezzato da voi. Margherita, in nome del vostro amore, accordatemi la felicità della figlia mia.
Margherita. Sì, vi comprendo, un tale sacrificio da parte mia è necessario... Io lascerò Parigi, mi separerò da Armando per qualche tempo... ne soffrirò, ma poco importa, purchè voi nulla abbiate a rimproverarmi. D’altronde, la gioia, la speranza del ritorno mi faranno dimenticare il dolore della separazione. Voi gli permetterete almeno che mi scriva qualche volta, e quando sua sorella sarà maritata.
Duval. Grazie, Margherita, di questa vostra abnegazione, ma non è già questo che io veniva a domandarvi.
Margherita. No? mio Dio! e cosa potete chiedermi di più?
Duval. Parliamoci francamente, Margherita; e giacchè vi veggo sì bene disposta, compite il vostro sacrificio... Un’assenza momentanea non basta...
Margherita. Voi volete dunque che io lasci per sempre Armando?
Duval. È necessario.
Margherita. Giammai, o signore. Separarmi da Armando sarebbe più che ingiustizia, sarebbe un delitto!... sì, un delitto, perchè voi ignorate che io sono affetta da una malattia mortale che mi strugge e mi consuma... e che se in tal modo mi separassi da lui, non potrei sopravviverne al dolore; ne morirei!
Duval. Calmatevi, buona fanciulla, e non esagerate le cose. Voi siete giovine, siete bella, e prendete per una malattia gli strapazzi d’una vita agitata... Accertatevene... voi non morrete sì presto; vi chiedo un sacrificio enorme, lo comprendo, ma che però siete fatal-