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senza accorgersene, noi ci troviamo al termine delle settimane, dei mesi... Oh! sì, io sono felice, ma voglio esserlo ancora di più. Voi non sapete ancora tutto...
Erminia. E che?
Margherita. Tu mi dicevi poc’anzi che, per quanto semplice fose il mio vivere, non era però paragonabile al tuo; ebbene, non me lo dirai per lungo tempo.
Erminia. Come!
Margherita. Senza che Armando dubiti di nulla, venderò tutto quello che posseggo a Parigi, persino la mobilia del mio appartamento, nel quale non voglio più ritornare. Pagherò tutti i miei debiti, e prenderò in affitto una piccola casa vicino alla vostra. All’estate torneremo alla campagna, ma in una casa più semplice di questa. Vi sono delle persone che ignorano cosa sia felicità; voi me l’avete insegnato; ora sono in caso d’insegnarlo agli altri.
Nanetta. Vi è di là un signore che chiede parlarvi.
Margherita. Senza dubbio il procuratore che io attendeva. Andate a fare un giro in giardino, verrò a raggiungervi. (Erminia e Gustavo escono) Fallo entrare. (Si dirige verso la comune)
SCENA QUARTA
Duval e Margherita, indi Nanetta.
Duval. La signora Margherita Gauthier?
Margherita. Sono io, signore. A chi ho l’onore di parlare?
Duval. Ad Ernesto Duval.
Margherita. Al signor Duval?
Duval. Sì, signora, al padre di Armando.