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Margherita. Chi vuoi che io sposi?

Erminia. Armando.

Margherita. Armando!... egli ha diritto d’amarmi, ma non già il dovere di sposarmi. So bene che se io dicessi una sola parola, Armando mi sposerebbe domani.

Erminia. Infine poi dei conti, purchè tu sia contenta e felice...

Margherita. Ti ripeto che io sono felice; ma chi avrrebbe mai sognato un giorno che io, Margherita Gautier, non vivrei che per l’amore d’un uomo, che passerei le intiere giornate accanto a lui, lavorando ed ascoltando le sue dolci parole? Oh, io posso parlare francamente a voi, perchè è il vostro giovine cuore che m’ascolta. Ebbra di quest’amore, sonvi dei momenti nei quali mi sforzo di dimenticare quella che sono stata, e divido la mia vita in due periodi talmente opposti l’uno all’altro, che sembrami che il presente possa distruggere il passato. Incomprensibile a me stessa, io dovrei anche esserla per gli altri, quando, indossata una veste bianca, coperto il capo d’un cappellino di paglia e portando sulle braccia la mia pelliccia, io scendo con Armando in un battello, che lasciato scorrere in balìa de’ venti e delle onde, va a fermarsi alle rive dell’isola vicina; nessuno allora crederebbe che quell’ombra bianca è Margherita Gauthier. Io ho speso in comperare mazzetti di fiori tanto denaro, quanto ne può bastare ad un’onesta famiglia per vivere un anno intiero; in oggi invece, un fiore come questo regalatomi da Armando mi basta per tutta la giornata. D’altronde, voi ben sapete che quando s’ama realmente, le ore sono così brevi! e