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Margherita. No, e questo sarebbe il tempo di approfittarne... Avete del denaro sonante?

Conte. Per chi?

Margherita. Per me.

Conte. Avete bisogno di denaro?

Margherita. Sì, ma una miseria però: quindicimila lire.

Conte. Diavolo! la somma non è poi tanto piccola! Ma che cosa volete farne di tutto questo denaro?

Margherita. Sapete che ho dei debiti!...

Conte. Ah! vi siete dunque decisa a pagare i vostri creditori?

Margherita. Pare di sì.

Conte. Assolutamente?

Margherita. Ma sì.

Conte. Allora avrete i quindicimila franchi.

Nanetta. (entra) Signora, un commesso ha recata questa lettera per voi, dicendomi di rimettervela all’istante.

Margherita. Chi mai può scrivermi a quest’ora? (legge) Armando! che significa ciò? «Vi ho già detto, o signora, che la posizione del signor de Grieux nella Manon Lescaut mi avviliva, e che non avrei avuto la forza di sopportarla. Al momento in cui usciva dalla vostra casa, v’entrava il signor conte di Gray. Io non ho nè l’età, nè il carattere di Saint-Gaudens: il mio solo torto è quello di non esser milionario, perciò dimentichiamo d’averci conosciuti, e che per un istante abbiamo creduto di amarci. Quando riceverete questa lettera io avrò lasciato Parigi. — Armando.»

Nanetta. Il commesso attende la risposta.

Margherita. Ditegli che va bene e che non v’abbisogna