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Margherita. E Saint-Gaudens perdeva?

Conte. Sì, una trentina di luigi; ma alle bestemmie che proferiva sembrava che avesse perduto un centinaio di mille franchi.

Margherita. Son quindici giorni che non lo veggo, dalla sera, cioè, che ha cenato qui con madamigella Olimpia.

Conte. Ah! ah! avete offerta una cena?

Margherita. A cinque de’ miei amici. Il signor Gastone de Rieux lo conoscete?

Conte. Sì.

Margherita. Il signor Armando Duval...

Conte. Chi è questo Duval?

Margherita. Un amico di Gastone; più la signora Duvernoy, la mia vicina. V’assicuro che abbiamo passato una brillante serata.

Conte. Ne sono certo, e se l’avessi saputo non sarei mancato. A proposito; v’era qualcuno da voi prima che io entrassi?

Margherita. Nessuno... Ma perchè una tale domanda?

Conte. Dirò; nel momento in cui scendeva dalla mia carrozza, un individuo s’è avvicinato, come per vedere ch’io mi fossi, e dopo avermi ben squadrato, si allontanò rapidamente.

Margherita. (Era Armando!) (Suona)

Conte. Abbisognate di qualche cosa?

Margherita. Mi sono dimenticata di dare un ordine alla mia cameriera. (Viene Nanetta) Perdonate. (Piano) Scendi abbasso, e senza far sembiante di nulla, assicurati se il signor Duval è partito.

Nanetta. Sì, signora. (Esce)

Conte. Signora Gautier, ho una nuova a darvi.