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Chi mi avrebbe detto, or son quindici giorni, che questo giovine, che io neppure conosceva, occuperebbe in sì breve spazio di tempo il mio cuore ed il mio pensiero!... Ma che cosa accadrà in fine? un amore serio non può essere per me che una disgrazia... E che m’importa? sono felice... perchè, in fine, chi son io? una figlia di ventura, ch’ebbi la sorte di trovare sulla mia strada un duca di Mauriac, che m’offrì una fortuna perchè la natura m’aveva fatta giovine e simile a sua figlia... Tutto ciò non è che opera del destino. Lasciamo dunque che il destino faccia di me quello che avrà decretato.
SCENA QUINTA.
Nanetta, il Conte e detta.
Nanetta. Il signor conte. (Esce)
Margherita. Signor conte, v’aspettava.
Conte. (mostrandole l’orologio) M’avete pregato per le dieci e mezzo, e vedete che sono stato puntuale.
Margherita. Ve ne ringrazio.
Conte. Come vi sentite questa sera, o signora?
Margherita. Bene.
Conte. A dirvi la verità, qui comincio a respirare; per istrada fa un freddo del diavolo.
Margherita. Ma da qual luogo venite?
Conte. Vengo dal club dell’opera.
Margherita. Dal club? e che cosa si faceva quando partiste?
Conte. Quello che si fa sempre; si giuocava.