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Armando. Finirete coll’uccidervi, o signora; io vorrei essere un vostro parente, un vostro amico, per potervi dire che questa vita d’ebbrezza, questa vita d’orgie non è fatta per voi.

Margherita. Tanto e tanto io non la lascerei, anzi io mi sento meglio, e voglio raggiungere la comitiva. (Si alza) Mio Dio! signor Duval, ora è voi che siete pallido!

Armando. Oh! se sapeste quanto male m’ha fatto nel vedere che voi soffrivate!

Margherita. Siete troppo buono, signor Duval. Guardate un po’; di tutti i miei amici non ve n’ha un solo che s’occupi di me in questo momento.

Armando. Perchè nessuno di loro v’ama quanto io vi amo!

Margherita. Ah! è vero! in fatti mi avevano detto che nutrite per me un amore da romanzo!

Armando. E voi ne ridete?

Margherita. Riderne?... una volta, forse, ma oramai, che sono assuefatta a sentirmi sempre ripetere le stesse parole, ho cangiato sistema: non rido più.

Armando. Sia pure, o Margherita; ma se in premio almeno di quest’amore io vi chiedessi un sacrificio, me lo rifiutereste voi?

Margherita. Secondo!

Armando. Vorrei che aveste un po’ più cura della vostra salute!

Margherita. E lo potrei io forse?

Armando. E perchè no?

Margherita. Ma ignorate dunque che se avessi la pazienza d’intraprendere una lunga cura, monotona, dovrei morire? io ho bisogno di questi passatempi e