Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La Sicilia nella Divina Commedia | 23 |
L’ultima allusione dantesca — che è anche la più importante nella categoria geografico-scientifica riferentesi alla Sicilia — si riannoda al suo vulcano, il quale le meritò l’appellativo di isola del foco (Par. XIX, 131). Si è parlato a suo luogo di quanto nell’ordine dei ricordi mitologici ha nella D. C. attinenza col Mongibello; ora esso ci vien presentato nella sua realtà, spoglio affatto del meraviglioso e del leggendario di cui le fantasie lo avevano rivestito, in quei versi nei quali la Sicilia è indicata e precisata più che in altro luogo del divino poema, quasi degna preparazione al ricordo della memore sommossa dei Vespri (Par. VIII, 67-70):
- «e la bella Trinacria, che caliga
- tra Pachino e Peloro, sopra il golfo
- che riceve da Euro maggior briga,
- non per Tifeo, ma per nascente solfo».
- «e la bella Trinacria, che caliga
Orbene, toltine il Landino e il Vellutello, i quali senza alcun fondamento credettero che qui Dante alludesse al mare Adriatico ed al golfo di «Venezia che riceve maggior briga et impaccio dal vento orientale», tutti i commentatori antichi e moderni videro in questo passo designato senza alcun dubbio il golfo di Catania, che infatti si apre nella costa orientale della Sicilia, limitata al nord dal Peloro ed al sud dal Pachino, golfo dominato dallo scirocco o Euro ed al di sopra del quale la Trinacria caliga, cioè é offuscata dalla caligine e dal fumo sulfureo dell’Etna: questa è la spiegazione più ovvia e naturale del passo dantesco.
Non è quindi senza meraviglia che recentemente abbiamo let-
dei Fili reflui e vortici apparenti del Bosforo zancleo, è stato descritto e spiegato da Scinà, ed è causato dalle correnti sottomarine, e non già dai venti come si legge ne’ chiosatori moderni, poichè i vortici si veggono anche nella perfetta calma e i fili reflui corrono spesso contro vento». L. Filomusi-Guelfi (in Bibl. delle scuole ital., 1 maggio, 1890, pp. 134 sg.) vuol spiegare la voce caribo come derivante da χάρυβδις vortice, donde il lat. Charybdis e l’ital. Cariddi applicato allo scoglio dirimpetto a Scilla. — Il Vigo, da queste due notissime particolarità dello stretto di Messina, si è già detto che ne trae argomento per sostenere che Dante abbia visitata la Sicilia (Riv. sicula, III, 318).