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18 A. Mazzoleni

vinta da Ruggiero di Lauria, «già uscì preso di nave» (Purg. XX, 79), ed alludendo all’altra vittoria (1285) riportata da questo ammiraglio sopra la flotta di Filippo III l’ardito, il quale ne morì di dolore a Perpignano «fuggendo e disfiorando il giglio» (Purg. VII, 105). — Di Carlo II è figlio quel Carlo Martello († 1295), che nella sfera di Venere parla all’amico poeta1 sì affettuosamente, affermando che la bella Trinacria avrebbe avuto in lui il suo legittimo principe, se la mala signoria angioina non l’avessero condotta a liberarsene, e lagnandosi dei soprusi del padre per escludere il suo primogenito Caroberto dal trono di Napoli (Par. VIII, 55 sgg.); Dante poi (Par. IX, p.io) nomina anche la bella Clemenza, non la moglie, ma la figlia di Carlo Martello2. Di Carlo II inoltre è genero quel Carlo di Valois (1270-1325), che mandatovi da Bonifacio VIII, s’impadronì di Firenze col tradimento (Purg. XX, 70-78), mentre stava per muovere alla conquista della Sicilia contro Federico II d’Aragona «l’onor di Cicilia»3.

Federico II l’Aragonese — quel che guarda l’isola del foco (Par. XIX, 131) — è l’ultima e più importante figura storica, che ci appare nella D. C. in relazione coll’isola, della quale era stato proclamato re dal generale parlamento di Catania nel 1296, e che poscia difese contro gli Angioni e contro il fratello Giacomo II sino alla pace di Caltabellotta (1302); in questa egli ne fu riconosciuto legittimo signore col titolo di re di Trinacria che poi subito dimise per riassumere quello di re di Sicilia, riserbato nei patti ai re di Napoli. Fu già discusso a lungo per



  1. G. Todeschini, Di Carlo Martello, re titolare di Ungheria e della corrispondenza fra questo principe e D. A. (in Scritti su Dante, Vicenza, 1881, vol. I, pp. 171-210); M. Schipa, Carlo Martello (in Archiv. stor. napol., a. 1889, vol. XIV, pp. 17-33, 204-64, e I. Del Lungo, Dino Compagni, II, 408-504.
  2. Vedi la nota a questo passo nella D. C. comm. dal Casini, e cfr. C. Cipolla, Sigieri nella D. C. (in Giorn. stor. d. letter. ital., vol. VIII, pp. 61-66).
  3. Dante (Vulg. el., II, 6) adombra Carlo di Valois sotto il nome di Totila, là dove accenna alla sua vana impresa della Sicilia; intorno alla quale vedi N. Palmeri, Somma della Storia di Sicilia, Palermo, Meli, 1856, cap. 25.