Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
QUARTO | 59 |
XI.
Il popolo reggian col modanese
Professava odio antico e nimicizia,
E avea contra di lui col bolognese
92Più volte unita già la sua milizia.
Ora dissimulando, il tempo attese;
E per mostrar la solita nequizia,
Passato che fu il re, spinse a’ suoi danni
96Seimila fra soldati e saccomanni.
XII.
Il re tosto chiamar fece a consiglio
Tutti gli eroi della città del Potta;
E poich’ebbe narrato il gran periglio
100Ove quella fortezza era ridotta,
Rivolse a destra mano il nobil ciglio,
Dove sedea l’onor di casa Scotta.
Ed ei poichè fu sorto e si compose
104La barba colla man, sputò, e rispose:
XIII.
A voi, signor, come più degno, tocca
Sceglier fra questi un capitano in fretta,
Che vada a liberar l’oppressa rocca,
108E a far su quegli audaci aspra vendetta.
Volea più dir; ma nol lasciò la bocca
Aprir, che si levò dalla panchetta,
E saltò in mezzo il conte di Culagna,
112Dicendo: V’andrò io, chi m’accompagna?
XIV.
Maravigliando il re si volse, e disse:
Chi è costui sì ardito e baldanzoso?
Il Potta si guardò ch’ei nol sentisse,
116E disse: Questi è un matto gloríoso.
Il re che avea desío che si spedisse
A quella impresa un capitan famoso,
Rimise quella eletta al Potta stesso
120Che conosceva ognun meglio dappresso.