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54 CANTO


LXXV.


Perocchè quindi anch’essi i Fiorentini,
     Armatisi in favor de’ Bolognesi,
     Costeggiando venian così vicini,
     596Che poteano i men cauti esser offesi.
     Il re seimila fanti ghibellini,
     Sardi, pisani, liguri e lucchesi,
     E duemila cavalli avea con lui
     600Svevi e tedeschi, e partigiani sui.

LXXVI.


Intanto il Potta le sue genti avea
     Divise in terzo: e ’l buon Manfredi avanti
     Con duemila cavalli in assemblea
     604Sen giva, e dopo lui veniano i fanti.
     Eran dodicimila; e gli reggea
     Gherardo, che negli atti e ne’ sembianti
     Parea un volpon che conducesse i figli
     608A dar l’assalto a un branco di conigli.

LXXVII.


La terza schiera fu di poche genti,
     Ma piena d’ogni macchina murale,
     E di que’ più terribili istrumenti
     612Che gli antichi trovar per far del male.
     L’architetto maggior de’ ferramenti,
     Pasquin Ferrari, gran zucca da sale,
     La conducea con mille balestrieri,
     616E cento carri, e ventidue ingegneri.

LXXVIII.


Non si fermò nell’arrivare al ponte
     Il Potta, ma passò di là dall’onda;
     E dietro a lui tutte le schiere conte
     S620i condussero in fretta all’altra sponda.
     Quivi secento a piè coll’armi pronte
     Trovar, dalla fruttifera e feconda
     Nonantola venuti, e dal vicino
     624Contado di Stuffione e Ravarino.