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TERZO 45


XXXIX.


Campogaiano poscia e San Martino
     Mandaron cinquecento alla pedestre,
     Ch’aveano per insegna un Saracino,
     308E armati eran di ronche e di balestre.
     Mauro Ruberti ne tenea il domíno,
     Sovrastante maggior delle minestre;
     Vo’ dir che delle bocche avea la taglia,
     312E dovea compartir la vittovaglia.

XL.


Zaccaría Tosabecchi allor reggea
     Di Carpi il freno, uom vecchio e podagroso,
     A cui l’età il vigor scemato avea,
     316Ma non lo spirto altero e bellicoso.
     Una figlia al morir gli succedea
     Che ’l conte di Solera avea per sposo,
     Zerbin della contrada, e Falimbello,
     320Di Manfredi cugín, detto Leonello.

XLI.


Venne al vecchio desio d’esser quel giorno
     In campo, e armò pedoni e cavalieri;
     E una lettiga fe’ senza soggiorno,
     324Che portavano a man quattro staffieri:
     Laminata di ferro era d’intorno,
     E si potea assettar su due destrieri.
     Una tal poscia, forte a maraviglia,
     328Ne fece il Contestabil di Castiglia;

XLII.


E in Borgogna l’usò contra i moschetti
     Del bellicoso re de’ fieri Galli.
     Zaccaría venne con ducento eletti,
     332Parte asini col fren, parte cavalli.
     Ma i pedoni a tardar furon costretti;
     Che ’l Conte che dovea tutti guidalli,
     Lasciò il suocero andar per la più corta,
     336E restò colla sposa a far la torta.