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44 | CANTO |
XXXV.
Pomposo viene, e nello scudo porta
Sulle sbarre vermiglie una gradella.
La lancia in mano, e al fianco avea la storta
276Tutta la schiera sua leggiadra e bella.
Una volpe che fa la gatta morta
Spiegano Collegara e Corticella,
Che Bernardo Calori avea condotte,
280Trecento o poco più tagliaricotte.
XXXVI.
Due figli avea Rangon d’alto valore,
Gherardo il forte, e Giacopin l’astuto.
Gherardo che d’etade era il maggiore,
284E ’n più sublime grado era venuto,
Delle genti paterne avea l’onore,
E ’l governo al fratel quivi ceduto:
Ond’egli se ’n venia portando altero
288Una conchiglia d’or sovra il cimiero.
XXXVII.
Spilimberto, Vignola e Savignano,
Castelnovo e Campiglio in assemblea,
Ceiano e Guia, Montorsolo e Marano,
292Con quei di Malatigna armati avea.
Cento a caval colle zagaglie in mano,
E mille fanti arcieri ei conducea,
Ch’avean con agli e porri e cipollette
296Avvelenati i ferri alle saette.
XXXVIII.
Mentre questi giugnean dal destro lato,
Già dal sinistro in campo era venuto
Di Prendiparte Pichi il figlio armato
300Col fior della Mirandola in aiuto.
Fu Galeotto il giovane nomato,
Per tutta Italia allor noto e temuto:
E cento cavalier carchi di maglia
304Sotto l’impresa avea d’una tenaglia.