Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
TERZO | 37 |
VII.
Scrivea da Spira Federico al figlio,
Che subito mandasse armi in difesa
Di Modana che posta era in periglio
52Per nuova guerra in quelle parti accesa.
Letta la carta, il re prese consiglio
D’andar egli in persona a quell’impresa:
E tosto armò d’amici e di vassalli
56Sovra ’l lito pisan fanti e cavalli.
VIII.
A Modana frattanto era arrivato
L’avviso, che già il conte di Nebrona
Con secento cavalli avea passato
60L’Alpi, e s’unía coll’armi di Cremona.
Questi da Federico era mandato,
Non potendo venir egli in persona:
Gran baron dell’imperio, e lancia rotta,
64E nemico mortal dell’acqua cotta.
IX.
Dall’altra parte era venuta nuova,
Ch’in armi si mettea tutta Romagna:
Onde deliberar d’uscir di cova
68I Modanesi armati alla campagna,
E far di se qualche onorata prova
Col soccorso d’Italia e d’Alemagna
Lasciar le feste; e tutte le lor posse
72Furon da varie parti a un tempo mosse,
X.
Con ordin che dovesse il giorno sesto
Al prato de’ Grassoni esser ridotta
Dai capi lor tutta la gente a sesto,
76E l’insegna aspettar quivi del Potta.
Musa, tu che scrivesti in un digesto
Que’ nomi eccelsi e le lor prove allotta,
Dammene or copia, acciò che nel mio canto
80I pronepoti lor n’odano il vanto.