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SECONDO | 33 |
LIX.
Di candido ermesin tutto trinciato
Sopra seta vermiglia, era vestita,
Con un colletto bianco e profumato,
472Calzetta bianca, e cinta colorita:
Di bianco il piè leggiadro era calzato:
Non si potea veder più bella vita:
Un pugnaletto d’or cingeva al fianco,
476E nel cappello un pennacchietto bianco.
LX.
Ma l’oste ch’era guercio e Bolognese,
Tanto peggio stimò ne’ suoi concetti,
Quando corcarsi in terzo egli comprese
480L’amoroso garzon fra tanti letti.
Sgombrarono gli Dei tosto il paese,
Che di colui conobbero i sospetti;
Temendo che ’l fellon con falso indizio
484Non gli accusasse quivi al malefizio.
LXI.
A Modana passar quella mattina,
E ritrovar che vi si fea gran festa:
Un palio di teletta cremesina
488Correasi, a fiori d’or tutta contesta.
Vedendo quella gente pellegrina,
Ognuno a gara ne faceva inchiesta;
E molti li tenean per recitanti
492Venuti a preparar commedie innanti.
LXII.
Dicean che Marte il capitan Cardone,
E Bacco esser dovea l’innamorato,
E quel vago leggiadro e bel garzone
496Esser a far da donna ammaestrato.
Così alle volte ancor fuor di ragione
Si tocca il punto; e molti han profetato,
Che si credean di favellare a caso.
500La sorte ed il saper stanno in un vaso.