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16 | CANTO |
LIX.
Manfredi intanto apparve, e conducea
Distinta a coppia a coppia la sua schiera.
Portar la Secchia in alto egli facea
476Da Spinamonte, innanzi a la bandiera;
E di mirto e di fior cinta l’avea,
Sicchè spoglia parea pomposa e altera.
Subito il Potta il corse ad abbracciare,
480Dicendogli: Ben venga mio compare.
LX.
Indi gli chiese come avea potuto
Con quella Secchia uscir fuor di Bologna,
Che non l’avesse ucciso o ritenuto
484Quel popolo per ira o per vergogna.
Disse Manfredi: Iddio sa dare aiuto
A chi si fida in lui, quando bisogna:
Il nemico a seguirci ebbe due piedi,
488E noi quattro a fuggir, come tu vedi.
LXI.
Fer poi le Cataline25 il loro invito
Sull’erba fresca d’un fiorito prato:
E perchè ognun moriva d’appetito,
492In un’avemmaria fu sparecchiato.
Finita la merenda, e risalito
A cavallo ciascuno al loco usato,
Ripresero il cammino inver la porta,
496Raccontando fra lor la gente morta.
LXII.
Sotto la porta stava Monsignore
Coll’asperges in man dall’acqua santa,
E intonando un mottetto in quel tenore26
500Che fa il cappon quando talvolta canta.
Manfredi dismontò per fargli onore,
E l’inchinò con l’una e l’altra pianta;
E baciato che gli ebbe il piviale,
504Se n’andaro alla chiesa cattedrale.