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LV.
Gli portava dinanzi un paggio armato
La spada nuda, e la rotella bianca;23
E avea dal destro e dal sinistro lato
444I due primi Anzían teste di banca.
Lo stendardo del popolo spiegato
Portava il conte Ettor da Villafranca,24
Giovinetto che Marte avea nel core,
448E nella bocca e ne’ begli occhi Amore.
LVI.
Due compagnie di lance e di corrazze,
Una dinanzi e l’altra iva di dietro.
I cursori del popol colle mazze
452Facevan ritirar le genti indietro,
Che correan tutte a gara come pazze
Alla vicina porta di San Pietro,
Per veder quella Secchia alla campagna,
456Credendosi che fosse una montagna.
LVII.
In ultimo cinquanta contadine
Con le gonnelle bianche di bucato,
Nelle canestre lor di vinco fine
460Portavan pane, vin, torta in buon dato,
Uova sode, frittate e gelatine,
Al famoso drappello affaticato
Che venia colla Secchia: e così andando,
464Giunsero alla Fossalta ragionando.
LVIII.
Quivi trovar che ’l prete della cura
Gía confortando ancor gli agonizzanti:
Gli assolvea da’ peccati, e ponea cura,
468Fra i paterni ricordi onesti e santi,
Se ’n dito anella avean per avventura,
O nelle borse o nel giubbon contanti;
E per guardargli dagli furti altrui,
472Gli togliea in serbo, e gli mettea co’ sui.