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vien di verso Soria. Dalle quali parole si rende assai chiaro il senso di quest’ottava.
St. XXIV. Nettuno, piccola ma vaga città ed assai popolata nella Campagna di Roma. Quanto alla foggia del vestire di sue donne, il Barotti reca una lettera del P. D. Agostino Maria Sonsis Somasco, dalla quale risulta, ch’esse si vestono di rosso più che di qualunque altro colore, e di tale forma, che in Roma dicesi, che vestono alla Turchesca. Le più benestanti portano il lembo della gonna trinato d’oro a più di un giro. Il Turbante poi, di cui qui parla il Tassoni, altro non è che una fascia di pannolino, che portano intorno alla testa alla foggia de’ Turchi.
St. XXVII. Manfredi principe di Taranto, e poi re di Napoli, fu veramente innamorato della contessa di Caserta sua sorella. Veggansi le istorie di Napoli, ed una breve narrazione di tale amore scritta da Monsig. Paolo Emilio Santorio stampata fra le lettere di Paolo Manuzio. . . . . Salviani.
St. LII. Mitridate, o Mitridato, sorta di teriaca, che serve d’antidoto o di preservativo contra i veleni. Bolarmeno, terra medicinale di facultà disseccativa, di colore rossigno scuro. Alberti, Vocab.
St. LIV. Del medico Cavalca parla il Tassoni nel libro X. c. 6. de’ suoi Pensieri. Era questi suo amico; ed erano pure de’ tempi suoi e di quella professione, che loro attribuisce, il medico Sigonio, gli speziali Coltra e Galiano, e più abbasso il Fiscale Sudenti, il Giudice criminale Barbanera, e il bargello Andrea.
CANTO UNDECIMO.
Stanza I. Per sapere qual sia la corona d’Atteone diasi un’occhiata alla fronte del cervo, nella di cui figura fu trasformato da Diana, che in atto di lavarsi fu da lui curiosamente vagheggiata.
St. VIII. Con certe buone coltellate levò l’insolenza e la bestialità a un cocchiero di Roma, che è una delle eroiche azioni, che si possano contare in quella corte, dove l’insolenza de’ cocchieri, de’ birri, de’ barilari, e dei carrettieri non può essere rappresentata con alcun superlativo. Salviani.
Scardassare lo dicono i Fiorentini del pettinare e raffinare la lana.
St. XVI. Firenze è detta Città del Fiore dall’antica sua insegna del Giglio bianco, di cui parla il Villani nel primo libro delle sue Istorie, cap. 40. Il Giglio servì poi per insegna delle fiorentine monete, che ebbero perciò il nome di Fiorino. V. Vinc. Borghini. Discorso della Moneta Fiorentina.