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St. XXXVIII. La Turrita è un torrente nella Garfagnana rapidissimo, procedente da’ monti della Pania, che si unisce col Serchio tra il Ponte della Madonna, e il Ponte di santa Lucia sopra il Serchio di Castelnuovo.

   Fin dall’anno 1602 cominciarono le discordie e le guerre tra la repubblica di Lucca e il duca di Modena per cagione de’ confini nelle terre delle Fabbriche e di Vallico nella provincia della Garfagnana, sulla quale da molti anni indietro pretendevano i Lucchesi d’aver ragione, e solamente smontarono da questa loro pretendenza, quando dalla camera imperiale fu deciso contro di loro, come racconta il Muratori nel T. 2. delle Antichità Estensi, cap. 14 . . . . . Barotti.

 Queste discordie però furono altre volte ravvivate, e specialmente nel 1613, con gravissimo danno e furore.

St. XXXIX. Queste violenze e soperchierie furono dal Vedriani l. 19, accennate con quelle parole: Poscia datisi (i Modenesi,) a depredare la campagna scorzarono gli arbori, tagliarono le viti, e desolarono ogni qualunque cosa, facendo lo stesso i nemici sul nostro. Barotti.

St. XLI. Loda il Poeta in questo e ne’ seguenti versi il valore mostrato contra i Lucchesi nella guerra della Garfagnana dai due principi estensi figliuoli di Cesare duca di Modena, Alfonso, che al padre nella signoria succedette, e Luigi marchese di Montecchio.

   Castiglione, Terra grossa (come la disse il Vedriani l. 9) e ben guardata, di ragione de’ Lucchesi nella Garfagnana, fu strettamente assediata e gagliardamente battuta dal principe Alfonso (siccome fu fatto dal marchese Bentivoglio due volte nelle due prime rotture del 1602 e 1603) e forse fu il pericolo della caduta di questo forte, che affrettò alla pace i Lucchesi. Barotti.

St. XLII. Castiglione era assediata dai Modenesi e ridotta all’ultimo, quando vi entrò dentro il conte Baldassarre Biglia Milanese, personaggio mandato dal governator di Milano per vedere d’acquetar que’ popoli; e salvò la piazza spiegando una bandiera del Re Cattolico, alla quale subito i Modenesi fecero di berretta. Ma questi versi nelle stampe di Parigi si leggono mutati dai Lucchesi medesimi a favore della loro nazione, perchè un gentiluomo lucchese soprastette alla stampa. Ognuno procura a suo vantaggio. Salviani.

St. XLVI. Questa stanza e la seguente furono aggiunte dall’Autore nell’edizione di Venezia 1625.

   Il cavalier Enea Vaino fu amicissimmo del Poeta, e qui venne introdotto fra gl’Imolesi, sebben era nato in Firenze, perchè