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240 CANTO PRIMO


XXXVI.


S’altri l’età più ferma avea più cara,
     Ecco forme più adulte in più maniere,
     Or saettar con le compagne a gara,
     284Or cantar sole, or carolare a schiere;
     Chi nude le chiedea, nell’onda chiara
     Notar da lunge le potea vedere;
     Se in abito virile, in poco stante
     288Satollava il desio cupido amante.

XXXVII.


Una di lor che sotto un verde alloro
     Chiusa d’un fresco rio d’onde correnti
     Temprava al suon d’una grand’arpa d’oro,
     292Che fra le mani avea soavi accenti,
     Lo spirto velocissimo e canoro
     Or con tremule note, or con languenti,
     Or con liete alternando e disciogliendo,
     296Da una rupe cantò, così dicendo:

XXXVIII.


Quand’ Amor nacque, sue dolcezze eterne
     Stillarono dal Ciel sovra i mortali,
     Che da prima correan tutti a goderne
     300Confusamente in un volere uguali,
     Fin che il desio di maggior copia averne
     Instigò i primi artefici de’ mali,
     A nasconder la loro, e trovar arte
     304D’usurparsi e goder dell’altrui parte.

XXXIX.


Sdegnato Giove a provveder s’accinse;
     Mandò l’Onore, e l’Onestade in terra;
     Le dolcezze d’Amor l’una restrinse,
     308E l’altro mosse all’appetito guerra.
     Così del gusto il puro fonte estinse,
     Fuor che ’n questa del Mondo unica Terra,
     Che serba ancor delle dolcezze il fiore,
     312Come le distillò nascendo Amore.