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12 | CANTO |
XLIII.
Spinamonte del Forno, e Rolandino
Savignani, e Aliprando d’Arrigozzo
De’ Denti da Balugola, e Albertino
348Foschiera, e Calatran di Borgomozzo,
Affannati dal caldo e dal cammino,
Trovar non lunge dalla porta un pozzo;
E una Secchia18 calar nuova d’abete,
352Per rinfrescarsi e discacciar la sete.
XLIV.
La carrucola rotta e saltellante,
E la fune annodata in quella mena,
E l’acqua ch’era assai cupa e distante,
356Feron più tardi uscir la Secchia piena.
Le si avventaron tutti in un istante,
E Rolandino avea bevuto appena;
Quand’ecco a un tempo da diverse strade
360Fur lor intorno più di cento spade.
XLV.
Scarabocchio figliuol di Pandragone,
Petronio Orso, e Ruffin dalla Ragazza,
E Vianese Albergati, e Andrea Griffone
364Venian gridando innanzi: Ammazza, ammazza.
Ma i Potteschi già pronti in sull’arcione,
D’elmo e di scudo armati e di corazza,
Strinser le spade, e rivoltar le facce
368All’impeto nemico e alle minacce:
XLVI.
E Spinamonte che la Secchia presa
Per bere avea, spargendo l’acqua in terra,
E tagliando la fune ond’era appesa,
372Se ne servì contro i nemici in guerra.
Colla sinistra man la tien sospesa
Per riparo, e coll’altra il brando afferra
L’aiutano i compagni, e fangli sponda
376Contra il furor che d’ogni parte inonda.