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194 | CANTO |
XIX.
Di tenda in tenda intanto era volata
La fama di quell’atto; e ognun ridea.
Renoppia che non era ancor levata,
156Un paggio gli mandò, che gli dicea
Che stava per servirlo apparecchiata,
E accompagnarlo in campo; e ben credea
Ch’egli si porterebbe in tal maniera,
160Ch’ella n’avrebbe poscia a gire altiera.
XX.
Quest’ambasciata gli trafisse il core,
E destò la vergogna addormentata;
E cominciaro in lui viltà ed onore
164A combatter la mente innamorata.
S’alza a sedere, e dice che ’l dolore
Mitigato ha il favor della sua amata;
E s’adatta a vestir: ma la viltade
168Finge che ’l dolor torni; e giù ricade.
XXI.
E la Pittrice già dell’orìente,
Pennelleggiando il ciel de’ suoi colori,
Abbelliva le strade al dì nascente,
172E Flora le spargea di vaghi fiori;
Quindi usciva del sole il carro ardente,
E di raggi e di luce e di splendori
Vestiva l’aria, il mar, la piaggia e ’l monte;
176E la notte cadea dall’orizzonte.
XXII.
Quando comparve il Conte di Miceno
Col medico Cavalca in compagnia.
Il medico, all’orina, in un baleno
180Conobbe il mal che l’infelice avia:
E fattosi recare un fiasco pieno
Di vecchia e dilicata malvagia,
Gli ne fece assaggiar tre gran bicchieri,
184Ed ei pronto gli bebbe e volentieri.