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172 | CANTO |
VII.
O, diceva, bellor dell’universo,
Ben meritata ho vostra beninanza;
Che ’l prode battaglier cadde riverso,
60E perdè l’amorosa e la burbanza.
Già l’ariento del palvese terso
Non mi brocciò a pugnar per desìanza;
Ma di vostra parvenza il bel chiarore,
64Sol per vittoriare il vostro quore.
VIII.
Così cantava il Conte innamorato
A lei che del suo amor fra se ridea.
Ma Venere frattanto in altro lato
68Le campagne del mar lieta scorrea.
Un mirabil legnetto apparecchiato
Alla foce dell’Arno in fretta avea;
E muovea quindi alla riviera amena
72Della real città della Sirena,s2
IX.
Per incitar il Principe novello
Di Taranto ad armar gente da guerra,
E liberar di prigionia il fratello
76Che chiuso sta nella nemica terra.
Entra nell’onda il vascelletto snello,
Spiega la vela un miglio o due da terra.
Siede in poppa la Dea chiusa d’un velo
80Azzurro e d’oro agli uomini ed al cielo.
X.
Capraia addietro e la Gorgona lassa,
E prende in giro alla sinistra l’onda.
Quinci Livorno, e quindi l’Elba passa,
84D’ampie vene di ferro ognor feconda.
La distrutta Faleria in parte bassa
Vede, e Piombino in sulla manca sponda,
Dov’oggi il mare adombra, il monte e ’l piano
88L’aquila del gran re dell’Oceàno.