Pagina:La secchia rapita.djvu/174


NONO 161


XLVII.


Fu il primo cavalier ch’in sella stette
     Contra il campion mantenitor, costui:
     E ben maravigliar fe’ più di sette,
     380Che non credean giammai questo di lui.
     Il Cavalier dell’isola ristette
     Pensoso un poco, e favellò co’ sui:
     Indi alle mosse ritornando, foro
     384Lance più sode appresentate loro.

XLVIII.


Ma come l’altre si fiaccaro, e fero
     Salire i tronchi a salutar le stelle.
     Piegossi l’uno e l’altro cavaliero,
     388E fur per traboccar giù delle selle.
     Perdè le staffe il Romanesco altiero,
     E vide l’armi sue gittar fiammelle;
     Ma rinfrancossi al suon ch’intorno udiva
     392Del nome suo da l’una e l’altra riva.

XLIX.


Come si gonfia all’Euro in un momento
     Il mar Tirreno, e sbalza e fortuneggia;
     Così il cor di costui si gonfia al vento
     396Del popolare applauso, e ne folleggia:
     Va tronfo e pettoruto, e bada intento
     Ai saluti, agli sguardi, e paoneggia;
     E fatta ch’ha di se pomposa mostra,
     400Nuova lancia richiede e nuova giostra.

L.


Fremean Perinto e Periteo di sdegno
     Che durasse costui tanto in arcione;
     Quando diede la tromba il terzo segno
     404Dalla parte che guarda il padiglione.
     Poser le lance i cavalieri a segno,
     E venner furìosi al paragone:
     Ma nell’elmo colpito il Romanesco,
     408Finalmente cadè sull’erba al fresco.