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NONO 151


VII.


Dalla colonna pende incatenato
     Un corno d’oro; e dice una scrittura
     Di ch’era il marmo lucido intagliato:
     60Suoni chi vuol provar l’alta ventura.
     Più in alto sovra il corno era attaccato
     Un ricco scudo in cui dalla scoltura
     Tolto era al puro argento il primo onore;
     64E scritto avea disopra: Al vincitore.

VIII.


Avea l’egregio artefice ritratto
     In esso la battaglia di Martano2
     Col Signor di Seleucia; e stupefatto
     68Parea tutto Damasco al caso strano.
     Sta Griffone in disparte accolto in atto
     D’uom di dolore e di vergogna insano:
     Ride la corte, Norandin si strugge;
     72Ma il buon Martan facea come chi fugge.

IX.


Era coperto il pian di verde erbetta,
     E la riva di mirti ombrata intorno.
     Smontar molti guerrier nell’isoletta,
     76Passeggiando il pratel di fiori adorno.
     Ma poichè la trovar tutta soletta,
     Trassero a gara alla colonna e al corno:
     E quivi infra di lor nacque contesa,
     80Chi dovesse primier tentar l’impresa.

X.


Giucaro al tocco; e sopra Galeotto
     Cadde la sorte, il giovinetto ardito.
     Quegli il bel corno d’or prese di botto,
     84E sonò sì, che ognun ne fu stordito.
     Tremò l’isola tutta, e tremò sotto
     Il letto e l’onda, e tremò intorno il lito:
     Sparve il foco ch’ardea, sparver le stelle,
     88E perdè il ciel le sue sembianze belle.