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112 CANTO


VII.


Sotto la scorta di sì chiaro duce
     Eran trascorsi i Ferraresi tanto,
     Che dietro a lui, come a notturna luce,
     60Sconvolto avean tutto il sinistro canto.
     Ma poi ch’a Salinguerra il buon Voluce
     Si fece incontro, essi allentar frattanto
     L’impeto loro; e videsi in figura,
     64Che trotto d’asinel passa e non dura.

VIII.


Manfredi che cacciati i Milanesi,
     Rotti e dispersi avea per la campagna;
     E in aiuto venia de’ Cremonesi
     68Contra quei di Toscana e di Romagna;
     Poichè conobbe all’armi i Ferraresi
     Ch’incalzavano i suoi della montagna,
     Rivolto allo squadron ch’intorno avea,
     72Gli accennava col brando, e gli dicea:

IX.


Vedete là quella volubil gente
     Che sforza contra noi gli animi imbelli:
     E fatta guelfa, or nella vana mente
     76Seco sognando va trofei novelli:
     Mirate com’è d’or tutta lucente,
     Come d’armi pomposa e di gioielli.
     Andiamo valorosi, urtiam fra loro;
     80Che nostre fien le gemme e l’armi e l’oro.

X.


Così dice; e spronando il buon destriero,
     La spada stringe, e ’l forte scudo imbraccia,
     E tra le squadre de’ nemici, altero,
     84Colla man fulminando, urta e si caccia.
     Come al primo attizzar pronto e leggiero
     Corre stormo di bracchi a dar la caccia
     Al gregge vil; così da quegli arditi
     88I Ferraresi allor furo assaliti.