copie a penna. Tutto ciò compruovasi dal Barotti con autentici documenti, e colle lettere del Tassoni medesimo, e di altri a lui scritte. E una fra le altre ne abbiam del Tassoni, scritta a’ 28 di aprile del 1618, in cui mostra la sua premura che La Secchia Rapita venisse presto alla luce, perchè avea udito che il Bracciolino a Pistoia s’era messo a fare anch’egli un poema a concorrenza, il qual di fatto, come si è detto, in quell’anno medesimo fu stampato. È certo dunque, che il poema del Bracciolini fu stampato quattro anni prima di quel del Tassoni; ma è certo ancora, che il Tassoni avea compiuto il suo nove anni prima che si pubblicasse, e quattro anni prima che Lo Scherno degli Dei vedesse la luce. È certo che le copie della Secchia Rapita corsero manoscritte per le mani di molti, e che il Bracciolini potè vederla e prenderne esempio; e non è improbabile che così fosse. Al contrario, non si è ancora prodotta prova la qual ci mostri che il Bracciolini assai prima del 1618 avesse intrapreso il suo lavoro: e perciò finora il vanto dell’invenzione di questo genere di poema sembra che sia dovuto al Tassoni. Il conte Mazzucchelli che lascia indecisa questa quistione (Scritt. ital. T. 2, par. 4, p. 1960, not. 30), dice che lo Scherno degli Dei se non ha la gloria del primato, quanto al tempo in cui fu composto, lo ha quanto a quello della stampa; e che può certamente nel merito andar del pari colla Secchia Rapita. Io però temo che quest’ultima decisione non sia per essere molto approvata. A me certo sembra che, o si riguardi la condotta e l’intreccio, o la leggiadria e la varietà delle immagini, o la facilità del verso, il poema del Tassoni sia di molto superiore a quello del Bracciolini. E pare ancora, che il comune consenso sia favorevole alla mia opinione: perciocchè ove dello